di Daniele Poto
Si può ridere di un funerale? Assolutamente sì e senza vergogna in Mumble Mumble, tipica espressione perplessa del personaggio dei fumetti, commento auto-ironico virato sulla vita di Emanuele Salce, Aspirante figlio d’arte schiacciato tra il padre naturale Luciano Salce e il padre adottivo Vittorio Gassmann. In comune l’ingombro…cioè per un figlio due padri ingombranti, sopra le righe, anche sentimentalmente. Il tramite è la madre di Emanuele, Diletta D’Andrea che lascia Salce per Gassmann e dunque proietta per il figlio l’esempio di una nuova vita. I punti di riferimento di un’esistenza in cerca di definizione sono i due funerali dei padri, metabolizzati come eventi imprevisti e comunque rappresentativi del mondo dello spettacolo artefatto anche nel momento del lutto. Salce esplora questa diversità con guizzi di comicità pura soprattutto quando racconta un’incredibile crisi dissenterica vissuta in Australia proprio mentre cerca di quagliare il rimorchio di una giovane locale che poi, nonostante l’incidente, rimarrò sua fidanzata per cinque lunghi anni. Lo spettacolo al Teatro Tor di Nona ha momenti di irrefrenabile comicità.
E il domatore di Emanuele è l’abile Paolo Giommarelli che convince il protagonista ad abbandonare propositi di classicità per abbracciare lo spettacolo della sua vita, quello che realmente funziona, come una seduta psicanalitica fatta vivere in diretta allo spettatore. Il sottotitolo è “narrazione impudica di due funerali e mezzo…”. Emanuele Salce ci racconta la difficoltà di vivere all’ombra di quei personaggi sopra le righe che, anche da padri, non dimenticano di essere attori e, in un caso, mattatori. Lo spettacolo è anche una visione prospettica sull’Italia degli onori e delle parate di Stato, sui comportamenti finti e su un’umanità che, anche in occasione di eventi luttuosi festeggia a tavolo e non manca di godersi in tivù la visione della nazionale italiana impegnata negli europei di calcio. La commedia all’italiana vive sulla scena con disincantata ironia, assolutamente non timorosa di coprofagia e coprolalia. Al Tor di Nona il capolinea provvisorio di una fortunata tournée in Italia che presto troverà un seguito in altri teatri romani.